Internet of medical things – Effetti per l’utente

Cos’è, come funziona e come si sviluppa l’Internet delle Cose del mondo sanitario (Internet of Medical Things). Opzioni e possibilità.

Quando si parla di Internet of Medical Things (IoMT), si fa riferimento a tutti i dispositivi medici collegati a una struttura o a un operatore sanitario tramite Internet. Si tratta di device di genere e natura molto diversi l’uno dall’altro, in grado di generare, raccogliere, analizzare e trasmettere dati sanitari. Nel novero rientrano dispositivi indossabili, strumenti per il monitoraggio remoto dei pazienti, letti ospedalieri, pompe di infusione, sistemi di tracciamento dei farmaci e strumenti per il monitoraggio delle scorte mediche e delle apparecchiature.

Quanti sono i dispositivi IoMT

Nel 2018 Allied Market Research dichiarava un installato di 3,7 milioni di dispositivi e sosteneva che il mercato globale, valutato 113,7 miliardi di dollari nel 2019 sia destinato a raggiungere i 332,6 miliardi entro il 2027, con tasso medio di crescita annuo del 13,2 per cento.
Ma a metà del 2020, secondo analisi più recenti pubblicate da Statista, il numero di dispositivi adottati a livello mondiale superavano già i 100 milioni, con un trend di crescita tale da lasciar prevedere il superamento del tetto dei 161 milioni con la fine del mese di dicembre. Questa crescita esponenziale, nel giro di un biennio, si giustifica con la crescente disponibilità di dispositivi indossabili, nella riduzione dei costi dei sensori, della maggiore diffusione di connessioni che consentono ai dispositivi di dialogare con i sistemi IT delle strutture sanitarie.

Definizioni

Per poter parlare di IoMT, Internet of Medical Things, è necessario che i dispositivi medici e le applicazioni si connettano ai sistemi IT del mondo sanitario attraverso reti IT. I dispositivi devono dunque essere dotati di una connettività che consenta una comunicazione machine-to-machine (M2M) e devono potersi collegare alle piattaforme cloud sulle quali i dati acquisiti sono archiviati e analizzati.
Alla diffusione dell’IoMT sta contribuendo anche la crescente diffusione e disponibilità di dispositivi che integrano tag RFID e connettività NFC (Near Field Communication) per lo scambio di dati.

Tipologie e soluzioni

Quando parliamo di dispositivi IoMT facciamo riferimento a tre macrocategorie: dispositivi

  • in-body
  • in-home
  • in-clinic

I dispositivi in-body sono i dispositivi indossabili, siano essi veri e propri indumenti oppure tracker. Per essere utilizzati a livello clinico, devono essere certificati e necessitano della consulenza di un esperto o della prescrizione di un medico.
Di fatto, si parla di dispositivi che integrano biosensori che monitorano i dati fisiologici (la pressione sanguigna, il battito cardiaco, la temperatura, il glucosio continuo, il livello di ossigeno), dotati di funzionalità di comunicazione remota / wireless che può essere utilizzata per la telemedicina e il monitoraggio ospedaliero.

I dispositivi in-home servono principalmente per il monitoraggio dei pazienti, siano essi cronici oppure pazienti dimessi che necessitano di essere seguiti nel decorso post-ospedaliero.

I dispositivi in-clinic sono sistemi utilizzati all’interno di un’organizzazione sanitaria per funzioni di controllo, per funzioni amministrative o in connessione con le cartelle cliniche.

Cui prodest?

Allo stato attuale, più che sulla diagnostica, l’impatto maggiore dell’Internet of Medical Things è sul monitoraggio dei pazienti. I dispositivi IoMT, infatti, aiutano a monitorare il comportamento e l’attività del paziente ovunque questi si trovi: di conseguenza il medico o il caregiver possono fare riferimento a dati reali per verificare il rispetto delle raccomandazioni sulle terapie o per seguire ciò che accade dopo che un paziente lascia una struttura ospedaliera.

C’è, tuttavia, un ulteriore beneficio che va sottolineato. Ed è un beneficio diretto sulla salute dei pazienti.
Secondo uno studio della Johns Hopkins Medicine condotto a fine 2019, l’utilizzo di dispositivi indossabili come orologi, cinture o braccialetti per misurare e tracciare l’attività fisica di un anziano offre una valutazione decisamente più precisa sul rischio di morte a cinque anni rispetto ai tradizionali predittori di mortalità.

Questi dispositivi potrebbero essere utilizzati per la definizione di profili di fitness per aiutare i pazienti a cambiare comportamenti malsani, aumentare l’attività fisica e prolungare potenzialmente la durata della vita sana.

Internet of medical things

Possibili ostacoli all’adozione

Uno dei primi ostacoli riguarda gli investimenti e la definizione dei modelli di business. Se è vero che si sta uscendo dalla fase sperimentale, è altrettanto vero che stiamo parlando di un percorso di innovazione che deve poggiare su modelli di business sostenibili, nei quali rischi e ricompense siano ben bilanciati.
C’è poi una sfida tecnologica non da poco: l’interoperabilità.
È necessario che gli strumenti possano dialogare con altri strumenti o servizi: per questo motivo è importante lavorare su piattaforme aperte, basate su standard aperti.
La terza sfida è rappresentata dalla sicurezza: si parla di dati sanitari e pertanto sensibili. Il numero dei dispositivi medici connessi e le loro crescenti funzionalità presentano rischi aggiuntivi per la sicurezza dei dati. È bene tenerne conto, così come è bene avere sempre ben chiaro quali siano le normative cui fare riferimento e a quelle adeguarsi.
La quarta sfida è quella che accompagna di fatto tutte le iniziative di innovazione: la disponibilità di competenze adeguate a supportare il cambiamento e la volontà gestirlo.
Infine, l’ultima sfida è la capacità di scalare.
Con l’IoMT stiamo parlando di un’innovazione che avrà effetti tanto più visibili quanto più verrà adottata su vasta scala: solo così i risultati per i pazienti saranno tangibili e quelli economici per le strutture sanitarie diventeranno misurabili.

(Fonte: .iot library)

 

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Definire ciò che si è non risulta mai semplice o intuitivo, in specie quando nella vita si cerca costantemente di migliorarsi, di crescere tanto professionalmente quanto emotivamente. Lavoro per contribuire al mutamento dei settori cardine della computer science e per offrire sintesi ragionate e consulenza ad aziende e pubblicazioni ICT, ma anche perche’ ciò che riesco a portare a termine mi dà soddisfazione, piacere. Così come mi piace suonare (sax, tastiere, chitarra), cantare, scrivere (ho pubblicato 350 articoli scientfici e 3 libri sinora, ma non ho concluso ciò che ho da dire), leggere, Adoro la matematica, la logica, la filosofia, la scienza e la tecnologia, ed inseguo quel concetto di homo novus rinascimentale, cercando di completare quelle sezioni della mia vita che ancora appaiono poco ricche.

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