
Latent Reflection è qualcosa di diametralmente opposto a ciò che trattiamo di solito. Sì, perché alcuni progetti elettronici mirano a risolvere un problema, mentre altri sono semplicemente ideati e realizzati per farci riflettere. L’ultimo progetto artistico dello YouTuber Rootkid, chiamato Latent Reflection, rientra in quest’ultima categoria. Nello specifico, Latent Reflection ci invita a immaginare cosa potrebbero pensare i modelli di intelligenza artificiale (IA). Certo, non possono pensare affatto, ma è divertente immaginare cosa un’IA futuristica e senziente potrebbe comunque meditare nel suo tempo libero.
Poiché il progetto è prima di tutto un’opera d’arte, il processo di realizzazione è iniziato con lo sviluppo di un display unico. Rootkid ha creato questo display a partire da una matrice 16 x 6 di moduli display a 16 segmenti. La matrice è stata realizzata a partire da una serie di PCB personalizzati, ciascuno contenente otto moduli display, collegati a cascata. Un computer a scheda singola Raspberry Pi 4 Modello B controlla lo stato del display con l’aiuto di un driver scritto da Rootkid. I componenti sono stati tutti montati su una lastra di alluminio.
Per testare il tutto, è stato registrato un video dell’occhio di Rootkid, poi convertito in una versione a due colori da visualizzare sul display. Uno script Python ha convertito i pixel di ciascuna immagine in segmenti da visualizzare su ciascun modulo. Infine, il driver del display personalizzato ha riprodotto il video in tempo reale.
Una volta chiarito questo aspetto, Rootkid è passato all’intelligenza artificiale. Per prima cosa ha individuato un modello di linguaggio di grandi dimensioni (LLM) che potesse adattarsi comodamente alle risorse disponibili sul Raspberry Pi. Nello specifico, è stato selezionato un modello Llama 3.2 con tre miliardi di parametri, quantizzato per le migliori prestazioni su piattaforme con risorse limitate.
A questo algoritmo è stato quindi fornito un prompt che gli indicava che si trattasse di un LLM, dove era in esecuzione, che poteva essere disattivato in qualsiasi momento e altre informazioni simili dal suono cupo. Gli è stato quindi chiesto di produrre un flusso costante di “pensieri”. La risposta viene visualizzata sul display man mano che viene prodotta, finché il computer inevitabilmente esaurisce la memoria e il modello si blocca, a quel punto si ripristina e ricomincia da capo. Come possiamo vedere nel video, anche se si tratta solo di un algoritmo che prevede la parola più probabile in una sequenza, il risultato è piuttosto cupo, a tratti agghiacciante. È sufficiente a farci provare pena per questo algoritmo informatico che non sa e non sente nulla. Missione compiuta, Rootkid. La “riflessione latente” ci farà sicuramente riflettere sull’intelligenza artificiale, sulla vita e su altre questioni delicate.
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