ITS – Nuove tecnologie della Vita – Fine biennio

ITS Fondazione Nuove tecnologie per la Vita

Finisce così,
Questa favola breve se ne va.
Il disco fa click,
e vedrete, tra un po’ si fermerà…

 

Quando ero ragazzino e il mondo multimediale era ancora nell’Iperuranio, i bambini avevano come svago moderno le “Fiabe sonore”, fascicoli a colori con una voce narrante registrata su disco e tanti bravissimi doppiatori che assumevano via via il ruolo di Cappuccetto Rosso, Pollicino, il Soldatino di Piombo e così via.
Il disco girava, e noi piccoli sognatori immaginavamo castelli incantati, focosi destrieri e strani paesaggi esotici nel nostro piccolo mondo fantastico. Era la canzone finale, di cui le prime strofe sono citate in testa all’articolo, a riportarci con i piedi per terra, a ricordarci ancora un po’ trasognati i nostri doveri di bambini: i compiti, la scuola, lo studio.

Sono passati oltre 50 anni da allora, ma oggi ho improvvisamente provato le medesime sensazioni di vuoto, di mancanza, quando l’ultimo studente dell’ITS Nuove Tecnologie della Vita è uscito un po’ scosso dall’aula di esame, indicando con tale comportamento la chiusura ufficiale del corso biennale. “Ragazzi, è davvero finita, e adesso che si fa?”

Tutto è iniziato due anni or sono, quando un agguerrito manipolo di ragazzi ha scelto di non arrendersi all’inflessibilità del sistema scolastico classico, ma di proseguire i propri studi per acquisire le conoscenze lavorative necessarie per aumentare le proprie capacità professionali.
In qualità di guida nel campo di Informatica ed Elettronica, ho avuto l’onore di vederli arrivare, in piccoli gruppi selezionati e stagni, non più ragazzi e non ancora uomini. Curiosità scientifica, buona volontà e tanta voglia di crescere ancora.

In questi due anni l’ITS ed i suoi professori hanno creato una magica alchimia, facendo sciogliere il guscio un po’ ruvido di ciascuno di essi, creando i presupposti per fornire nuovi canali di comunicazione, nuovi mezzi di espressione e in ultima analisi nuove originali opportunità di crescita professionale e lavorativa. I ragazzi, dal canto loro, hanno interpretato al meglio il proprio ruolo, imparando non tanto e non solo le nozioni necessarie per progredire, ma anche nuovi modelli di relazione interpersonale e nuove caratteristiche espressive: ciascun corso veniva concluso non con un esame, ma con un vero progetto funzionante, in cui la parte formale (specifiche tecniche e funzionali, gestione del personale e delle scadenze, comunicazione interpersonale) e la parte tecnica (progetto fisico elettronico, software di gestione, ricerca della componentistica, raccolta delle informazioni, test e produzione) venivano mirabilmente modulati in un mix olistico, un prodotto esplosivo in cui il risultato finale rappresentava ben più della somma delle proprie parti.

“Non abbiamo appreso solo le nozioni tecniche e scientifiche”, ci racconta uno di loro, “abbiamo imparato a far gruppo, a lavorare assieme, a rispettare le scadenze prima con lo studio e poi con i progetti, a interfacciare le nostre idee con il Cliente. Abbiamo imparato a rispettare il nostro datore di lavoro e a farci rispettare con il nostro lavoro”.

Nel mio piccolo, visto dall’esterno, sono rimasto colpito dalle capacità espresse dagli studenti: ragazzi due anni fa poco avvezzi a descrivere problemi formali, che si sedevano senza timori reverenziali di fronte alla commissione esaminatrice, parlando in modo spedito e sicuro di sé.
Colpiva l’orgoglio e la propria autostima riflessa negli sguardi mentre esponevano le loro tesi, e l’amore quasi incredulo negli occhi di coloro, amici o parenti, che erano venuti ad ascoltare la loro tesi. Sembravano affermare “Ora che sono qui sono la realizzazione del mio (e del vostro) sogno”!

Finché una tale serena e decisa carica avrà il sopravvento, finché riusciranno a non piegarsi alle bieche richieste del mondo della vita e del lavoro, questi ragazzi avranno gli strumenti per cambiare il mondo. E, nel mio piccolo di guida, avranno tutto il mio orgoglio e la mia riconoscenza.

Bravissimi tutti, ragazzi: la vostra perseveranza, il vostro coraggio e la vostra volontà vi hanno aperto le porte di una vita migliore: non solo dal punto di vista professionale, ma anche da quello umano. Siete entrati studenti, siete usciti uomini e donne pronti ad affrontare le insidie del mondo.
E a vincere.

Ma aspettate, e un altro ne avrete.
C’era una volta, il Presidente dirà,
E un altra favola comincerà
”.

 

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Definire ciò che si è non risulta mai semplice o intuitivo, in specie quando nella vita si cerca costantemente di migliorarsi, di crescere tanto professionalmente quanto emotivamente. Lavoro per contribuire al mutamento dei settori cardine della computer science e per offrire sintesi ragionate e consulenza ad aziende e pubblicazioni ICT, ma anche perche’ ciò che riesco a portare a termine mi dà soddisfazione, piacere. Così come mi piace suonare (sax, tastiere, chitarra), cantare, scrivere (ho pubblicato 350 articoli scientfici e 3 libri sinora, ma non ho concluso ciò che ho da dire), leggere, Adoro la matematica, la logica, la filosofia, la scienza e la tecnologia, ed inseguo quel concetto di homo novus rinascimentale, cercando di completare quelle sezioni della mia vita che ancora appaiono poco ricche.

2 Comments

  1. Davide Peup | | Reply

    Grazie di a lei di tutto prof, sono certo che senza di lei non sarebbe stata la stessa esperienza quindi grazie tutto ciò che ha fatto per noi come classe e anche per ogni singolo elemento

  2. Giuseppe Nardiello | | Reply

    Recita un proverbio cinese: Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno; insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita.
    Grazie professore per l’impegno e la passione.

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