Raspberry PI watercooled, ed altre amene follie

Raspberry PI 3 watercooled

Rasim Muratovic ha creato un cluster di Raspberry PI 3, raffreddandoli a liquido (watercooled) per garantirne la massima efficienza.

Il Raspberry PI è ad oggi considerato come il single board computer (SBC) per antonomasia. Un single board computer viene visto come un computer a tutti gli effetti, ma miniaturizzato. Il fattore di forma di pochi centimetri quadrati lo rende piacevolmente portabile, mentre la speciale circuitazione ed il processore ARM ne fanno una delle incarnazioni informatiche più efficienti dal punto di vista dei consumi.

Chi è abituato a seguirci, sa bene che un basso consumo indica quasi sempre una minore temperatura di esercizio. La domanda pertanto, si pone spontanea: perché utilizzare un sistema di raffreddamento a liquido, con le evidenti contraddizioni tecnologiche, proprio sul PI?

L’avvento del PI 4, la famiglia Jetson ed il RockPI

Pariamoci chiaro: il nostro scatolino non è stato progettato per applicazioni mission critical che richiedano 100% di carico 24/7. Eppure, da calcoli effettuati presso i nostri laboratori, valutando i costi per istruzione in base al prezzo di mercato, confrontandoli con quelli di workstation ben più blasonate, ed inserendo nella formula i costi legati al consumo di energia, il Raspberry PI in cluster appare spesso più efficiente.

Tutto ciò risulta ulteriormente confermato nel momento in cui sono stati presentati sul mercato i modelli maggiori, che a fronte di un consumo solo leggermente maggiore offrono incrementi prestazionali superiori al 30%/40%. Purtroppo, come il diavoletto di Maxwell, anche lo spirito di Joule si nasconde nei particolari: un SBC progettato per eseguire con calma applicazioni di tipo Office, quando inserisce il “turbo” ed attiva tutti i propri cores tende a scaldare. Per tale ragione sono stati presentati ultimamente sul mercato un numero davvero elevato di sistemi di raffreddamento per SBC, che vanno dallo static cooling (piccole alette di raffreddamento) ai sistemi ICE tower. ma c’è di più…

Di seguito presentiamo il progetto di Rasim Muratovic, che ha collegato quattro schede Raspberry Pi 3 sistemandole su piastre aperte sovrapponibili. La quattro schede sono collegate ad una pompa di raffreddamento a liquido Syscooling SC-300T.

Un sistema di tubature di tipo Tygon R3607 si occupa di trasportare il liquido di raffreddamento al waterblok in miniatura Alphacool MCX One Copper Edition (presente sulla sommità delle CPU).

Uno switch a 5 porte Netgear  collega tra loro le schede Raspberry PI. Viene così creato un “cespuglio di lamponi” (A bramble of Raspberries) utilissimo per apprendere i primi rudimenti del supercomputing.

È vero, occorre una lunga lista di componenti costosi che cozzano violentemente contro la filosofia chip and easy del Raspberry PI… E poi bisogna reperire i case giusti, i cavi per le connessioni Ethernet, gli adattatori di corrente per i PI…

Magari all’inizio sarebbe più conveniente iniziare con cluster raffreddati ad aria, come questo PicoCluster.

Valutazioni serie

Siamo tutti d’accordo, non si tratta di un sistema economico, e tantomeno pratico. La possibilità che SkyNet non prenda autocoscienza con il nostro sistema è ben presente, e tuttavia…

Resta il fatto che, se si vuole imparare a lavorare con sistemi in cluster, utilizzare schede Raspberry o consimili appare decisamente più semplice, rispetto al dover correre dietro a sistemi posizionati in armadi diversi in cui i pacchetti di gestione delle informazioni volano a tutta velocità.

E poi, diciamocela tutta, si tratta di un sistema maledettamente cool. Si, in tutti i sensi. Ed avendo un minimo di perizia e qualche parte di ricambio d’avanzo, spingerebbe chiunque a mettersi alla prova.

Rasim, l”autore, ha anche descritto come attivare un sistema di raffreddamento a liquido per un singolo Raspberry: in quel caso abbiamo il sistema Alphacool MCX one collegato ad una pompa e serbatoio Thermaltake.

Raspberry PI watercooled

Ovviamente, assoggettare una singola scheda Raspbery PI watercooled appare più semplice e pratico rispetto al cluster, ed aiuta molto a spingere sino al limite (ed oltre) il nostro Raspy.

Se avete esperienze simili, condividetele con noi, e prepareremo un articolo dedicato ai sistemi watercooled dei nostri lettori.

Definire ciò che si è non risulta mai semplice o intuitivo, in specie quando nella vita si cerca costantemente di migliorarsi, di crescere tanto professionalmente quanto emotivamente. Lavoro per contribuire al mutamento dei settori cardine della computer science e per offrire sintesi ragionate e consulenza ad aziende e pubblicazioni ICT, ma anche perche’ ciò che riesco a portare a termine mi dà soddisfazione, piacere. Così come mi piace suonare (sax, tastiere, chitarra), cantare, scrivere (ho pubblicato 350 articoli scientfici e 3 libri sinora, ma non ho concluso ciò che ho da dire), leggere, Adoro la matematica, la logica, la filosofia, la scienza e la tecnologia, ed inseguo quel concetto di homo novus rinascimentale, cercando di completare quelle sezioni della mia vita che ancora appaiono poco ricche.

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