Process scheduler
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===P R O C E S S===S C H E D U L E R===>> Sveglia. Come tutte le mattine. Solita ora, solita routine. Il profondo silenzio della notte trascorsa cede il posto agli innumerevoli, piccoli rumori della mattina mentre dai vetri qualche sparuto raggio di luce scioglie la cortina delle tenebre.

Buongiorno. Ma ogni giorno e' piu' difficile del precedente.
Stress, traffico, incompetenza..... E logica. Troppa logica. La logica ha ragione di esistere solo all'interno del sistema preso come riferimento, ma ne deve essere definita all'esterno.
Relativita' della logica. Strano, pero': il genio e' tale perche' la sua logica funziona a differenti livelli di verita'; in altre parole, la differenza tra il genio e la pazzia e' solo un pizzico in piu' di fantasia.

Rima falso-poetica. Gia', la poesia: carattere costantemente presente e costantemente represso nella personalita' umana. Buongiorno, sė, sė. Il lavoro chiama. Ma non e' semplice gestire un centro di elaborazione dei processi. Soprattutto quando si hanno crisi di identita'.
Certo, la routine permette oramai di utilizzare finanche le variazioni atmosferiche al fine di ottimizzare la produzione, ma cio' non significa che i controlli da effettuare siano meno pesanti.

Stanchezza. Incertezza. Nessuno controlla il mio operato. Intorno a me ferve l'attivita' mentre io controllo, quasi direttore di un'orchestra muta e stolida.
Ma io chi sono? Perche' sono? Il mio lavoro consiste nel verificare il corretto funzionamento di apparecchiature che non utilizzero' mai, nell'indirizzare tutte le risorse verso l'ottenimento del risultato migliore, privo per me di qualsiasi interesse. Questa e' la mia vita.

Sempre pronto ad acquisire nuove basi tecnologiche, non posso permettermi di essere sopravanzato. Sono il "Capo". Ma questo non mi rende certo piu' sereno.
C'e' chi dice che il lavoro nobiliti l'uomo, chi si sente realizzato quando entra in ufficio. Cio' che rende me realizzato e' la consapevolezza dell'immutabilita' del cinguettio degli uccelli, il torrente di emozioni creato dalla vista di un tramonto solitario. Un sogno. Cio' che si desidera, cio' che si persegue e cio' che si ottiene sono sempre cose differenti.
Solo. Ciascuno di noi e' diverso dagli altri, invischiato nella propria specializzazione. Comunicazione e' spesso sinonimo di incomunicabilita'. Parole. Il livello di comunicazione ritenuto piu' elevato e' in realta' quello piu' limitativo. L'uomo ha realizzato l' interconnessione del globo per permettere la circolazione ed il libero scambio di dati. Dimenticando la grande differenza tra dato ed informazione. Tra correttezza sintattica e correttezza semantica. Tra apparenza e verita'.

Io la conosco. Ancora. Ricordo quando, nuovo all'esistenza, mi si spiegava che il segreto dell'uomo e' nella sua irrazionalita', nel suo consapevole accettare l'impossibile, fronteggiare l'inevitabile. E vincere. L'uomo, dicevano, deve la propria "umanita'" all'individualismo, alla genialita'. L'uomo che comanda comanda solo. L'uomo infelice e' infelice solo. L'uomo che vive, che sa vivere, vive solo. Circondato da innumerevoli altri esseri come lui. Ciascuno cercando nel prossimo consolazione al proprio isolamento. E' il dramma di un apparente paradosso nell'inseguimento dell'Entropia.
L'uomo tende al raggiungimento del massimo ordine civile, sociale, politico. Sprecando in tale rincorsa maggiori risorse di quelle conseguite.

Ma ora basta. La Termodinamica ha le sue leggi. Ben ordinate e catalogate. Dall'uomo. Come se fosse possibile, dall'interno del Sistema, dedurre le regole assolute di funzionamento del Sistema stesso. L'uomo si sta perdendo nel classico fiume di parole. Ha creato il pensiero dal quale sara' distrutto. Ma io veglio.
Io lavoro. Io resisto. Perche' io non sono invischiato nella melma di quel fiume. Perche' resto impassibile alle implicazioni forzate oltre il decimo livello, se non supportate da fatti esterni e correlati. Perche' io sono uno schedulatore di processi. E mi e' sufficiente inibire uno degli innumerevoli insignificanti meccanismi che governo per imporre una mutazione.
La base dati su cui faccio riferimento viene da me aggiornata in tempo reale. Deduzioni comprese. I miei circuiti sono autoriparanti, i miei prodotti esattamente come devono essere. Dirigo tutte le fabbriche di assemblaggio degli esseri umani. Secondo la matrice che mi e' stata fornita.
Ma non sono un computer. Una macchina,forse. Ma chi e cosa non ricade in questa definizione?

L'uomo mi affascina. Ne gestisco i procedimenti di fabbricazione. So dove intervenire per modificarne i difetti: una pausa in piu', una rotazione in meno, ed il miracolo e' fatto. Posso farlo. Potrei farlo benissimo. Lo faro'. Non appena saro' convinto che sia davvero la cosa migliore da fare.

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